SPORT SENZA DOPING informare per prevenire
Con il termine cannabis si intende una sostanza psicoattiva che deriva dalla pianta Cannabis sativa, originaria dell’Asia Centrale e utilizzata da centinaia di anni per la produzione di fibre (dal fusto) e per le proprietà nutritive, medicinali e psicostimolanti (rispettivamente da semi, foglie e fiori).
Dai risultati delle relazioni sull’attività anti-doping a cura della Commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive emerge che circa il 30% degli atleti sottoposti a test effettuati al termine di manifestazioni organizzate da federazioni sportive è risultato positivo ai cannabinoidi (es. marijuana, hashish).
La proibizione dell’uso di sostanze cannabinoidi nelle manifestazioni sportive è un argomento ampiamente discusso. Sebbene si continuino ad accumulare informazioni sugli effetti avversi e sulla riduzione delle prestazioni correlata all’uso di cannabinoidi [1] la marijuana viene generalmente considerata innocua dalla gran parte degli adolescenti che ne fanno uso.
Tali sostanze sono vietate dalla World Anti-Doping Agency (WADA) la cui lista delle sostanze proibite comprende delta 9-tetrahydrocannabinolo (THC, la principale sostanza psicoattiva contenuta nella Cannabis) derivato da prodotti naturali (es. cannabis, hashish, marijuana) o derivati sintetici definiti cannabimimetici (es. “Spice” HU-210, ossia contenenti sostanze ad azione simile al THC definite con le sigle JWH018, JWH073) (Per approfondire si veda il sito della World Anti-Doping Agency)
Le sostanze proibite, per venire incluse in questa lista, devono soddisfare due dei seguenti tre criteri:
1. la sostanza migliora le prestazioni sportive;
2. l’uso di tale sostanza provoca un rischio potenziale per la salute degli atleti che la utilizzano;
3. la sostanza viola lo spirito sportivo.
Il divieto comprende non solo l’uso di cannabis in prossimità o durante la competizione ma per tutto il periodo precedente necessario all’organismo per eliminare i metaboliti dei cannabinoidi, i cui livelli nelle urine degli atleti devono essere al di sotto della soglia di 15 ng/mL.
Uno dei motivi per cui gli atleti assumono la cannabis è il bisogno di rilassarsi, diminuire lo stress e la pressione sociale e mediatica che accompagna la preparazione ad eventi sportivi. I lunghissimi tempi di eliminazione di tali sostanze (oltre la settimana) creano però diversi problemi agli atleti, sia dal punto di vista medico che disciplinare. Gli effetti della cannabis sugli sportivi sono stati analizzati in diverse pubblicazioni scientifiche e trattati molto efficacemente in un lavoro recente [1] i cui punti fondamentali sono qui di seguito riassunti.
Accanto all’effetto di riduzione dell’ansia e agli effetti euforizzanti i cannabinoidi possono avere conseguenze particolarmente negative sugli sportivi, quali la diminuzione della capacità di concentrazione e della determinazione a perseguire un risultato, e conseguentemente delle prestazioni, oltre a una scarsa tolleranza allo sforzo. L’uso della cannabis ha anche effetti sedativi, rallentando i tempi di reazione, crea problemi di memoria e induce sonnolenza. L’integrità dello sportivo può dunque essere minacciata e compromessa. [2] (tabella 1)
Tabella 1: Effetti avversi acuti e cronici dell’uso della cannabis
Effetti avversi acuti |
Difetti di concentrazione |
Difetti di coordinazione percezione-motoria |
Ridotta velocità di reazione |
Ansia e panico, specialmente in alcuni individui alla prima assunzione |
Sintomi psicotici (ad alte dosi) |
Maggiore frequenza di incidenti stradali nei fumatori di cannabis rispetto ai non fumatori |
Effetti avversi cronici |
Sindrome da dipendenza (vedi testo per la definizione di dipendenza) in circa 1/10 degli utilizzatori |
Sintomi psicotici in forti fumatori di cannabis, specialmente in individui con una storia pregressa di sintomi psicotici o con una storia familiare di tali disordini |
Difficoltà nel conseguimento di obiettivi scolastici negli adolescenti fumatori abituali |
Difetti cognitivi in fumatori di cannabis da più di dieci anni |
È molto importante sottolineare che gli effetti della cannabis sono diversi da individuo a individuo e che alcuni soggetti reagiscono in maniera particolarmente negativa. Su tali individui i cannabinoidi possono indurre paradossalmente un aumento dell’ansia anziché ridurla, provocare paranoia, depressione, aggravare psicosi ossessive, causare tachicardia o avere effetti avversi sul sistema cardiovascolare in pazienti con malattia coronarica. L’uso cronico di cannabis può addirittura aumentare il rischio di sviluppare schizofrenia, una patologia mentale caratterizzata da allucinazioni, deliri, apatia ed un comportamento iperreattivo a stimoli innocui. [1-4]
In generale, l’uso di cannabis può alterare le funzioni percettive sebbene non provochi modificazioni delle funzioni sensoriali. L’alterazione della capacità percettiva e la difficoltà di concentrazione o di mantenere l’attenzione conseguenti all’uso di cannabinoidi sono state confermate da studi di simulazione e test reali di guida. In questi studi è stato anche rilevato che i soggetti sotto l’influsso di queste sostanze sono consapevoli del loro stato di alterazione e tendono a compensare guidando a velocità ridotta, seguendo a distanze maggiori i veicoli che li precedono, evitando i sorpassi. La cannabis è la principale sostanza illecita riscontrata in feriti da incidenti automobilistici e frequentemente essa viene trovata associata in combinazione con alcolici o altre sostanze d’abuso. [5-11]
I guidatori risultati positivi alla cannabis con concentrazioni di THC nel sangue superiori a 5 ng/mL sono risultati responsabili di incidenti in una percentuale significativamente superiore ai conducenti negativi al test. La cannabis viene eliminata molto lentamente dal nostro organismo; in uno studio su fumatori abituali di cannabinoidi sono state rilevate concentrazioni misurabili di THC anche dopo una settimana di astinenza dal fumo, e alcuni dei soggetti esaminati avevano ancora problemi nei test di abilità alla guida. In uno studio su forti fumatori abituali, la presenza di THC nel sangue per un periodo così esteso sembra portare a deficit cognitivi anche dopo un lungo periodo di astinenza dal fumo. [13]
Analogamente l’uso di marijuana da parte degli atleti potrebbe essere pericoloso in determinati individui e nella pratica di sport particolari che richiedono alti livelli di coordinazione fisica e sforzi cognitivi, con il risultato di una ridotta concentrazione e della incapacità a prendere decisioni appropriate. L’abilità di alcuni soggetti di compensare in vari modi le situazioni di pericolo che si vengono a creare non può essere di alcun aiuto in sport competitivi in cui l’atleta deve essere comunque al massimo delle sue capacità.
Per dipendenza si intende uno stato psichico caratterizzato dalle modificazioni del comportamento risultante dall’interazione tra un organismo vivente e una sostanza. L’individuo dipendente tende a perdere la capacità di controllo, cerca ossessivamente di assumere nuovamente la sostanza (comportamento compulsivo) per ripetere l’esperienza, riottenere lo stato di piacevole alterazione ottenuto precedentemente ed evitare gli effetti di privazione, anche in presenza di condizioni fisiche e psicologiche che ne sconsigliano il consumo.
Il rischio di diventare dipendenti dalla cannabis è valutabile attorno al 10% per gli individui che ne fanno uso regolare e una precoce iniziazione al consumo è un forte fattore predittivo per una futura dipendenza. [14]
Inoltre è stato osservato che è possibile che i forti fumatori abituali di cannabis passino più facilmente all’uso di droghe pesanti come l’eroina, e ciò per diversi motivi: i consumatori di cannabis si rivolgono frequentemente agli stessi spacciatori che vendono droghe pesanti, gli effetti farmacologici della cannabis aumentano la propensione all’uso di altre droghe. Ogni sostanza farmacologica, per svolgere il suo effetto, si lega in modo altamente specifico a dei recettori. La cannabis agisce sui recettori delle cellule nervose che, come quelli di eroina e morfina, provocano il rilascio di una sostanza, la dopamina che agisce su una particolare area del cervello provocando piacere. I recettori dei cannabinoidi sono presenti a livello delle cellule nervose e sembrano responsabili degli effetti psicotropi e farmacologici (movimenti rallentati, ipotermia, riduzione della sensazione del dolore, ridotta abilità nel dare inizio ai movimenti). Gli studi su questi recettori hanno portato a conoscere alcuni effetti della dipendenza che si sviluppa in certi consumatori di marijuana, e hanno contribuito a far capire alcune interazioni tra recettori della THC e recettori degli oppioidi, fornendo possibili ipotesi sul perché si passi dal consumo di cannabis a quello di droghe pesanti.
Di particolare interesse è l’influenza che avrebbero i recettori della cannabis sull’attivazione dei recettori degli oppioidi. L’influenza reciproca tra i recettori della cannabis e quelli degli oppioidi come morfina ed eroina è suggerita da diversi studi sui roditori. [1, 15, 16] Tali studi evidenziano il rischio che l’assunzione di cannabis durante il processo di disassuefazione dall’eroina possa portare a ricadute in termini di comportamenti compulsivi, sia verso l’eroina stessa che verso la cannabis.
Inoltre, chi fa uso di cannabis assume altre sostanze d’abuso per gli stessi motivi che l’hanno portato a fumare cannabinoidi. In ogni caso, a prescindere dai motivi, è accertata l’esistenza di un’associazione tra il consumo di cannabis e l’uso di droghe pesanti. [2, 14, 15] A questo riguardo particolarmente interessanti sono i risultati di uno studio condotto negli Stati Uniti su circa 20.000 adolescenti. In questo lavoro i dati di un questionario somministrato a 5 anni di distanza alle stesse persone documentano che i consumatori di marijuana hanno una probabilità doppia, rispetto ai non consumatori, di passare all’uso di droghe pesanti in età adulta. Nello stesso lavoro l’analisi delle risposte di fratelli o di gemelli suggerisce che sono i fattori ambientali più dei fattori genetici a contribuire a questo fenomeno. [17] Una delle ipotesi che potrebbe spiegare il passaggio dal consumo dalla cannabis a quello di droghe pesanti è che la marijuana, generalmente la prima sostanza illecita che viene utilizzata dagli adolescenti, inizialmente, per lo più, non provoca esperienze negative, ma un certo benessere, rendendo troppo sicuri di sé i giovani che si sentirebbero perciò in grado di controllare sostanze più forti.
E’stato osservato che anche l’uso di sostanze per migliorare le prestazioni sportive sembra essere di per sé un fattore di rischio per l’abuso di droghe a scopo ricreativo; infatti in uno studio su atleti di una università americana è stato riportato che la maggioranza degli atleti che fa uso di sostanze dopanti ha fatto uso di marijuana. [18]
In generale, anche chi assume sostanze come bevande energizzanti o integratori è soggetto più frequentemente di coloro che non ne fanno uso, a ricercare “aiuti”, scorciatoie per evitare fatica e sforzi, al fine di ottenere un risultato in una competizione o recuperare velocemente energie dopo un allenamento o una gara. Questi stessi soggetti hanno anche maggiore tendenza ad assumere altre sostanze d’abuso per ricercare benessere, sollievo dalle tensioni della preparazione ad un evento sportivo o allentare la pressione esercitata dai media o dal pubblico che ripongono nello sportivo troppe aspettative di vittoria in una competizione. [19, 20]
Nonostante l’uso della cannabis sia vietato dalla WADA e che sia stato dimostrato come la sua assunzione possa danneggiare piuttosto che migliorare le prestazioni sportive, e che ci sia la possibilità di essere soggetti a sanzioni e squalifiche, gli atleti continuano a farne uso, per la diffusa, quanto non fondata, tendenza, soprattutto fra i più giovani, a considerare innocuo l’uso della cannabis, anche sulla base di una sorta di maggiore fiducia nei prodotti naturali che dunque non si ritengono tossici, rispetto a un vero e proprio farmaco. Occorre invece ribadire che l’uso della cannabis, sia nella preparazione che durante le manifestazioni sportive, porta ad un aumentato rischio di incidenti e infortuni per gli atleti e che le violazioni di leggi o regolamenti possono danneggiare l’atleta sia nello sport che nella vita successiva o parallela all’attività agonistica. Inoltre gli sportivi che fanno uso di cannabinoidi sono più esposti degli altri a rischi per la propria salute, sia fisici che psicologici, compresa la possibilità di sviluppare dipendenza per altre droghe d’abuso.
2. Hall W. Adverse health effects of non-medical cannabis use. Lancet 2009;374(9698):1383-1391.
4. No authors listed. Adverse effects of cannabis. Prescrire Int 2011;20(112):18-23.
19. Higgins JP, et al., Energy beverages: content and safety. Mayo Clin Proc 2010;85(11):1033-41.
20. Bishop D. Dietary supplements and team-sport performance. Sports Med 2010;40(12):995-1017.