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Ruolo dell’attività fisica nel trattamento dei sintomi dovuti agli effetti avversi indotti dai trattamenti antitumorali

Tutti i farmaci oncologici sono associati ad effetti avversi che, nel caso di terapie combinate, possono sommarsi dando luogo a tossicità additive o sinergiche. Ad esempio, trattamenti chirurgici e radioterapici che alterano decorso/pervietà dei vasi linfatici, sono spesso associati al rischio di linfedema degli arti superiori o inferiori, una condizione che può essere estremamente dolorosa.

Circa l’80% delle donne che subiscono l’intervento di mastectomia, oltre a riferire dolori, hanno complicazioni dovute a edema o epicondilite, capsulite, tendinite della cuffia dei rotatori. La terapia proposta attualmente comprende, oltre l’uso di anti-infiammatori non steroidei, una terapia complementare con esercizi fisici e di riabilitazione. L’attività fisica può essere utile anche in altre situazioni; in alcuni casi di tumori polmonari, studi con piccoli numeri di pazienti suggeriscono che l’esercizio fisico pre-operatorio può cambiare lo stato clinico del paziente da ineleggibile alla chirurgia a causa della ridotta funzione cardio-polmonare, a eleggibile e può avere effetti positivi nel decorso post operatorio.

Una recente revisione di dati preclinici e clinici indica il ruolo positivo dell’attività fisica nella cardiotossicità indotta da antracicline e radiazioni. L’esercizio aerobico migliora infatti la funzione sistolica e diastolica, migliora la gittata cardiaca, aumenta il volume massimo di ossigeno, la contrattilità dei miocardiociti, attenua il rimodellamento cardiaco patologico, migliora la tolleranza allo sforzo e riduce l’affaticamento. Diversi meccanismi sono stati implicati nell’effetto protettivo dell’esercizio fisico nei confronti della cardiotossicità da antracicline. L’allenamento aerobico provoca adattamento all’incremento dei radicali liberi dell’ossigeno indotto dalla doxorubicina, aumenta l’espressione di antiossidanti (es. glutatione perossidasi, catalasi, superossidodismutasi). Inoltre l’esercizio fisico può essere senz’altro utile nel controllo dell’adiposità, ipertensione e ipercolesterolemia e, quindi, nella prevenzione del rischio cardiovascolare nei pazienti lungo-sopravviventi. Infatti, l’uso di farmaci che agiscono come antagonisti degli ormoni (estrogeni/androgeni) rende i pazienti affetti da tumori della mammella e della prostata soggetti ad un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

L’esercizio fisico, per la sua natura osteogenica, può essere una strategia da utilizzare per attenuare o contrastare la perdita ossea che può essere causata dalla terapia ablativa ormonale.

Diversi studi randomizzati indicano che l’allenamento fisico, tramite esercizi aerobici di moderata intensità, ha un ruolo positivo nel preservare il tessuto osseo dal riassorbimento promosso da terapie con chemioterapici. Tuttavia, non sono stati ancora condotti studi controllati e randomizzati per confrontarne l’effetto rispetto a quello di farmaci anti-riassorbimento (ad esempio, i bifosfonati). Gli effetti positivi degli esercizi da carico sulla densità ossea sono stati dimostrati a livello del femore (testa e collo), ma non della colonna vertebrale. Inoltre, l’esercizio contribuisce al mantenimento di tono e agilità muscolare essenziali per evitare cadute e fratture frequenti in pazienti oncologici debilitati dalla terapia anti-tumorale. Anche se i risultati della maggior parte degli studi non sono concordi nell’indicare un accrescimento o almeno il mantenimento della massa muscolare magra, tutti i trials randomizzati sono concordi nel dimostrare un aumento della forza muscolare in pazienti affetti da diverse forme di cancro.

Infine, un miglioramento dell’elasticità e flessibilità dell’apparato muscolare degli arti superiori e inferiori è stato osservato in pazienti oncologici che svolgevano attività fisica. Alcune tecniche di movimento corporeo come il Tai Chi si sono rivelate particolarmente efficaci come terapia complementare nel trattamento del dolore e per migliorare la coordinazione, l’elasticità e la forza muscolare nei pazienti inattivi dopo terapia anti tumorale. Programmi combinati di Tai chi e Qi gong si sono dimostrati utili nel migliorare i sintomi di affaticamento, la depressione e i disturbi del sonno nelle pazienti con cancro della mammella. Studi clinici su donne in post menopausa hanno anche dimostrato effetti benefici del Tai Chi nel ridurre la perdita ossea e il rischio di fratture. I risultati di altri studi clinici, mostrano gli effetti benefici di questa disciplina in diverse patologie croniche come artrite reumatoide, broncopatie ostruttive, ipertensione, insufficienza cardiaca. Nei pazienti con malattie degenerative come Parkinson o sclerosi multipla si sono osservati effetti positivi sull’equilibrio e una diminuzione del rischio di cadute.